STORIE:
Io amo gli animali. Vivo con due cani e con due gatti che fanno parte integrante della mia famiglia, per me sono i figli che non ho mai avuto. Quello nella foto è il mio coraggioso Leo, che avrebbe compiuto tredici anni ad ottobre, se fosse ancora vivo. Una brutta malattia, però, “l’enteropatia proteino disperdente”che colpisce anche gli umani, me lo ha portato via 4 anni fa. Ultimamente ho letto diversi articoli che mi hanno scossa, e che raccontano della ferocia inaudita di alcune “bestie”, facenti parte del cosiddetto genere umano, nei confronti soprattutto dei cani. A Roma così come in altre città d’Italia si sta diffondendo la moda di amputare gli arti posteriori ai cani randagi, che magari si avvicinano alle persone, solo per avere una carezza o un tozzo di pane, per vederli così morire tra atroci sofferenze. Così come l’altra assurda abitudine di legare il cane con una corda al paraurti della macchina e portarlo legato a “fare una passeggiata”. In alcuni casi è volontario il trascinamento del povero animale, che dopo essere stato fiaccato si lascia andare fino a morire. E ancor peggiore è la sorte di molti cani da combattimento (illegale ovviamente) che vengono lasciati a morire “sul campo di battaglia” o soppressi in modi atroci solo perché ormai inutili. Leo è stato un cane complesso da gestire, caparbio ed ostinato e assolutamente non cordiale con gli altri cani. Mi ha trovata in un giorno di maggio, quando ha deciso, fiaccato e ferito, di arrivare sotto la mia casa per poi collassare. Gli ho dato da mangiare e da bere e lui pian piano si è affezionato dapprima al quartiere poi a me. Quando aveva poco più di due anni ha iniziato a soffrire di crisi epilettiche parziali che, dopo una radiografia, sono state attribuite ad un pallino di un fucile da caccia che gli era rimasto conficcato in una zampa. A sei anni ha avuto un brutta infiammazione delle vie urinarie, e poi a 8 anni si è ammalato di questa assurda malattia che non permetteva più al suo organismo di assorbire in modo corretto le proteine. Si è spento in 4 mesi, dopo che è stato tentato di tutto con costi elevatissimi, per cercare di salvargli la vita. I cani e i gatti non sono peluche; se si decide di accoglierli in casa lo si fa con la consapevolezza che, come ogni creatura vivente, hanno bisogno di amore, di nutrimento e di cure nel caso dovessero ammalarsi. Che se non li si può più tenere si può chiedere a qualche volontario dell’ENPA o di altre associazioni animaliste, di trovargli uno stallo in attesa di un nuovo padrone, ma che mai per “sbarazzarsi” di lui si debba ricorrere a tali atrocità. Ricordate che: “un cane può trovare anche nel più inutile di noi qualcuno in cui credere”.
Francesca Ludovici