Costanza, la Marchesa e Caravaggio

Costanza, la Marchesa e Caravaggio

CULTURA:

Costanza Colonna (1556-1626), secondogenita di Marcantonio II, poco più che adolescente, andò in sposa nel 1569 a Francesco Sforza, marchese di Caravaggio. Gli Sforza erano stati la grande dinastia di Milano, gli Sforza da Caravaggio ne erano un ramo minore. Si trattava, comunque, di un marchesato di una certa importanza, collocato com’era a cerniera tra le terre sotto controllo della Spagna e quelle della Repubblica veneziana. Ma c’era una certa evidente sproporzione tra i due partiti, per quanto Marcantonio potesse considerare strategico il rendere più stabili i rapporti tra la sua famiglia e la corona spagnola che governava Milano. Il Colonna esitò in un primo tempo anche per la giovinezza della figlia, ma dovette sciogliere tutte le sue riserve quando nella partita entrò anche il cardinale di Milano, Carlo Borromeo, che si fece convinto sponsor di quell’unione che avrebbe rinsaldato i legami romani.

Il matrimonio di Francesco e Costanza era iniziato male, con lui sedicenne e voglioso e lei dodicenne e terrorizzata dal sesso, ma inaspettatamente, circa un anno dopo, era stato consumato. Costanza avrebbe avuto sei figli e sarebbe rimasta vedova giovane, nel 1583, quando Michelangelo Merisi era ancora un bambino.

Dodici anni prima, esattamente il 14 gennaio 1571, il marchese Francesco Sforza aveva fatto da testimone al matrimonio di una dipendente, Lucia Aratori, figlia di Giovan Giacomo Aratori, agrimensore, pubblico amministratore e fiduciario dei marchesi di Caravaggio. Lo sposo era Fermo Merisi, vedovo e già padre di una bambina, di professione muratore.  La famiglia del  Merisi, come quella della sposa, proveniva dalla cittadina di Caravaggio, a trenta chilometri a est di Milano, nella pianura lombarda. Allo sposalizio era probabilmente presente anche la moglie sedicenne del marchese, Costanza. I coniugi Merisi negli anni successivi avrebbero avuto quattro figli. Il primo maschio, Michelangelo, nacque il 29 settembre 1571, meno di due anni dopo Muzio, il primo figlio di Francesco e Costanza.

Fermo Merisi morì il 20 ottobre 1577, probabilmente a causa della peste. Quindi Michelangelo rimase privo del padre quando aveva solo sei anni. La sua educazione venne così affidata al nonno materno Giovan Giacomo, che forse insegnò al bambino i rudimenti del disegno.

Francesco Sforza morì nel 1583, lasciando la marchesa a gestire la proprietà di Caravaggio e tirar su i figli da sola, con i piccoli di Fermo e Lucia Merisi che crescevano vicino. Giovane vedova tenace e piena di risorse che mandava avanti da sé la proprietà mentre il figlio maggiore, Muzio, si faceva grande alla corte di Spagna, a Madrid, e gli altri erano bambini, è probabile che la marchesa Costanza vedesse spesso il piccolo Michelangelo. Una sua zia, Margherita Aratori, era nutrice dei figli della marchesa. E’ verosimile che sia stato suo allievo nella schola di dottrina cristiana da lei introdotta a Caravaggio su indicazioni del cardinal Borromeo. Anni dopo, la marchesa e la sua famiglia sarebbero stati profondamente partecipi del suo destino.

Costanza Colonna sicuramente sostenne Michelangelo a Milano, presso la bottega di Simone Peterzano, quando era ancora un ragazzino. C’è probabilmente il suo intervento nella prima sistemazione romana del giovane pittore, nell’estate del 1594, presso monsignor Pandolfo Pucci da Recanati, amico della famiglia Colonna.

Nel 1600 la marchesa di Caravaggio si era trasferita definitivamente a Roma. Era quindi presente sulla scena negli anni che avevano visto crescere la fama e la nomea di Michelangelo Merisi, detto il Caravaggio. Quasi sicuramente fu lei che organizzò la fuga dell’artista-suddito a Genova,  nell’estate del 1605, presso il marito della nipote Giovanna Colonna, il principe Giovanni Andrea Doria, dopo il ferimento del notaio Pasqualone.

Probabilmente fu ancora lei a dare asilo nel palazzo ai Santi Apostoli al Caravaggio, sottraendolo alle immediate ricerche della gendarmeria romana, subito dopo il sanguinoso scontro in Campo Marzio nel maggio 1606. Inoltre non è da escludere che sia stata ancora lei a scortarlo, dopo un primo soccorso, fuori dalla città e a dirigersi verso il più vicino ducato di Zagarolo-Palestrina (presso Don Marzio) e quindi a Paliano. Per certo il pittore è suo ospite a Napoli, in Palazzo Cellamare a Chiaia (di proprietà di suo nipote Luigi Carafa- Colonna). E come va Caravaggio da Napoli a Malta nel giugno 1607? Viaggiando sulla galera di Fabrizio Sforza Colonna, figlio di Costanza, priore e comandante generale della flotta dei cavalieri dell’Ordine di Malta. In questo caso, a favore del Merisi, oltre a Costanza e Fabrizio, molto probabilmente dovette intervenire anche, o soprattutto, in maniera più diretta, il cardinale Ascanio Colonna, dal 1594 priore di Venezia per l’Ordine gerosolimitano.

Nell’ottobre 1609 Caravaggio, tornato di nuovo a Napoli, era stato ferito gravemente davanti all’Osteria del Cerriglio. Per sfuggire ai suoi sicari si sarebbe rifugiato di nuovo nel Palazzo Carafa Colonna, lo stesso dove alloggiava, con il suo seguito, la marchesa Costanza. Fu lei a far da tramite con papa Paolo V per ottenere la grazia per il pittore? Al momento non esistono prove documentarie in tal senso. Infine, fu a lei che venne restituito dal capitano della feluca dell’ultimo viaggio di Caravaggio dell’estate 1610, il dipinto della Maddalena in Estasi realizzato a Paliano, in seguito confiscatogli da Vincenzo Carafa, Priore di Capua dell’Ordine di San Giovanni di Gerusalemme, con la giustificazione che quando un cavaliere di Malta moriva senza aver fatto testamento, suo erede era l’Ordine. Ma, grazie all’intervento del nuovo viceré di Napoli, conte di Lemos, il dipinto tornò in possesso della marchesa.

Immagine di copertina:

Scipione Pulzone, Presunto ritratto di Costanza Colonna / Anonimo, Ritratto di Michelangelo Merisi da Caravaggio, 1617ca, Roma, Accademia di S. Luca.

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