Quando Papa Pio II preferì l’acqua di Cave al vino di Paliano

Quando Papa Pio II preferì l’acqua di Cave al vino di Paliano

STORIE:

Discendente da una famiglia di nobili decaduti, Enea Silvio Piccolomini nacque il 18 ottobre del 1405 a Corsignano, nel Senese, paesino di cui avrebbe interamente ridisegnato l’impianto urbanistico e che, in suo onore, avrebbe cambiato nome in Pienza. Brillante studente di giurisprudenza a Siena, Enea Silvio in gioventù condusse una vivace vita spensierata, allietata dall’amore per una certa Angela, cantata nei suoi primi versi col nome di Cinthia. Diplomatico e scrittore, nel 1431 divenne segretario del cardinale Capranica al Concilio di Basilea. Compì numerosi viaggi in tutta Europa come ambasciatore e segretario di cardinali. Nel 1442 entrò nella corte imperiale a Francoforte, dove fu incoronato poeta dal re Federico III. Dal 1443 fu attivo nella cancelleria regia di Vienna, dove cercò di mediare tra curia romana e potentati tedeschi, convincendosi della necessità di rafforzare la posizione sia del papato sia dell’Impero. Dopo i 40 anni intraprese la carriera ecclesiastica e fu vescovo di Trieste (1447) e di Siena (1449), cardinale dal 1456 e quindi eletto papa, come successore di Callisto III, il 19 agosto 1458, con il nome di Pio II. Assertore energico dell’autorità papale, cercò in ogni modo di organizzare una crociata contro i Turchi per la riconquista di Costantinopoli, con la speranza, insieme, di ristabilire l’unità politica e religiosa degli stati europei e di rinforzare l’autorità del pontefice. Il 1 luglio del 1460 a Siena pubblicò la lettera latina A Maometto II nella quale lo esortava alla conversione e alla pace.

Raffinato uomo di lettere, umanista e gran mecenate per le arti, Pio II tenne una fitta corrispondenza, riferendo di questioni attuali e fatti del giorno, e scrisse commentari sul Concilio e novelle leggere (da laico). Più tardi fu autore di trattati su questioni ecclesiastiche, sull’origine e l’autorità dell’Impero romano, commentari sul suo pontificato, opere storiche sull’Austria e sulla Boemia e descrizioni dell’Europa e della Germania. Pio II condannò la tratta degli schivi africani; difese gli ebrei e ne migliorò le condizioni nello Stato della Chiesa. Come tutti i pontefici di quel secolo, non fu immune da nepotismo. Non difettava nemmeno di umorismo. Resta famosa la rima che coniò quando, diventato papa, gli si palesò un inimmaginabile stuolo di parenti: «Quand’ero solo Enea nessun mi conoscea, ora che sono Pio tutti mi chiaman zio».

Alla metà di settembre del 1461 Papa Pio II era stato invitato dal primo Commendatario dell’Abbazia di Subiaco, cardinale Giovanni di Torquemada, a visitare il celebre monastero. Il pontefice, in quei giorni in vacanza a Tivoli, ritenne opportuno accettare l’invito, perché c’erano motivi politici che spingevano entrambi ad incontrarsi: sancire la rappacificazione tra le diocesi di Subiaco e quella di Tivoli (alleata di Farfa) a lungo ostili per via della giurisdizione spirituale e del possesso di alcuni paesi e territori della Valle dell’Aniene. La visita durò un paio di giorni e, per tornare a Tivoli , il papa con tutto il suo apparato di cortigiani, prese la strada di Roiate e scese in territorio di Paliano «all’osteria d’Abasso», in località la Bufola, dove gli venne incontro una delegazione di palianesi con il cardinale Prospero Colonna, il fratello Antonio prefetto di Roma, ed altri suoi nipoti. Il papa gradì l’omaggio. «Li detti signori Colonnesi – annota Giovanni Tucci Savo nel suo manoscritto – s’offrirono in aiuto di Sua Santità, che allora aveva guerra col Duca di Sora, ed invitarono il Papa ad entrare in Paliano, il quale per vari rispetti rifiutò l’invito e se ne andò a Cave». Qui, secondo alcuni autori, si fermò alla Fonte di Santo Stefano che era in consegna ai padri Agostiniani, dove usufruì dell’acqua le cui proprietà terapeutiche erano note fin dai tempi più antichi.

A 56 anni d’età, la salute del papa umanista non era buona: affetto da gotta e da altri acciacchi, Pio era consapevole del proprio precario stato di salute, e forse proprio per questo motivo si buttò anima e corpo a realizzare un vasto piano di riforme e alla creazione della grande coalizione europea volta a scacciare i turchi da Costantinopoli.

Nel 1464 credette di poter proclamare la guerra santa, sperando di trascinare col suo esempio i principi cristiani. La morte lo sorprese ad Ancona, dove attendeva invano le navi e le truppe per la crociata. Era la vigilia della festa di Maria Assunta in Cielo in onore della quale aveva dedicato la luminosa cattedrale di Pienza.

Immagine di copertina:

Pinturicchio, Arrivo di Pio II ad Ancona, particolare,1505-08. Duomo di Siena.

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