Serena’s Story (terza e ultima parte)

Serena’s Story (terza e ultima parte)

STORIE: 

Dopo aver lavorato prima in un fast food e poi per una grande catena di abbigliamento, Serena tenta il tutto per tutto: vuole entrare nel “luxury”…

 I primi furono davvero anni difficili finché non mi chiamarono per un colloquio da Prada. C’era un manager spagnolo, Patrizio, che ricordo con tanto affetto. Mi disse: “Questo è il quinto curriculum che mi mandi in due settimane. Ti faccio lavorare un mese, hai un mese di tempo per convincermi. Se ci riesci resti altrimenti ti mando via”. Non ci potevo credere, era l’occasione della mia vita. Ho dato tutta me stessa per dimostrare che ci tenevo e che sapevo fare il mio lavoro. Mi sono impegnata davvero tanto, senza riserve. Di fatto, in un mese feci molte più vendite di quante ne avessero fatte colleghi più “anziani”. Dopo dieci mesi da Prada ero diventata assist manager, un ruolo che ho ricoperto per due anni. Avevo molti clienti, mi occupavo dei clienti Vip che facevano shopping da Harrods.

Iniziai a frequentare sempre più spesso quell’ambiente finché venne fuori la possibilità di lavorare da Harrods come assist manager per un altro brand, che è diventata la mia attuale azienda, e occuparmi dei clienti internazionali. Accettai immediatamente. Entrai ad agosto in quella posizione, a dicembre ero manager, a febbraio sono stata promossa direttrice ma prima ho dovuto conseguire una mini laurea in management, sponsorizzata dalla mia compagnia in collaborazione con Harrods. Per un anno, nel 2015, ho lavorato e studiato contemporaneamente. Mi sono laureata sulla presentazione di un business plan, ovvero come ampliare il business e portarlo all’attuale fatturato. Ero felicissima, ci ero riuscita, alla fine “hard work pays off” (il lavoro duro paga sempre ndr.)

Ci tengo a sottolineare che il raggiungimento dei vari traguardi non è avvenuto con le conoscenze giuste ma mi sono guadagnata davvero tutto quello che ho, non mi ha mai aiutata nessuno. Del resto, in una metropoli come Londra chi vuoi che aiuti una ragazza di 20  anni arrivata dalla provincia italiana per fare un’esperienza professionale? Sono otto anni che non trascorro il Natale con i miei, ho rinunciato a vacanze, amici… Se mi guardo indietro so che mi sono solo concentrata a dare tutta me stessa per guadagnarmi un futuro migliore di quello che avevo in Italia.

Adesso lavoro a stretto contatto con i vertici di  questa compagnia che ha sede a New York dove trascorro alcuni periodi durante un anno. Mi occupo dei prodotti, del team, del recruitment, degli eventi, ma quello che amo di più è seguire clienti. E’ la parta più divertente e, allo stesso tempo, stressante del mio lavoro. Vendiamo capi che costano come case per cui gli acquirenti devono per prima cosa avere fiducia nel brent ed è esattamente ciò di cui mi occupo io: instaurare relazioni con clienti molto facoltosi e Vip, viaggiando con loro o, magari, accompagnandoli alle sfilate…..

Le persone che non mi conoscono vedono i vestiti che indosso e ambiscono a prendere parte ai party dove vengo invitata. Queste cose ci sono, per carità, e certe volte non nego che mi sembra di vivere una favola, però dietro tutto questo c’è tanta ricerca, spirito di sacrificio, l’abnegazione totale alla professione che, in pratica, ti priva della tua vita di cui riesci a ritagliare solo attimi perché non esistono domeniche libere o feste senza lavoro. Sia chiaro, so di essere super fortunata e ringrazio Dio dell’opportunità che mi è capitata ma davvero non è stato e non è tuttora per niente semplice. Ancora adesso seguo diversi corsi di formazione e ci sono mille cose da portare avanti. Stiamo aprendo altre boutique in altre nazioni, il mio prossimo step è diventare direttrice a livello europeo. Spero di farcela.

Da quando sono partita ad oggi la mia vita si è rivoluzionata: dopo sette anni vivo a un passo da Harrods, in una delle zone più belle di Londra, in una casa tutta mia e con una posizione di tutto rispetto sia a livello economico che sociale. Guardando indietro mai e poi mai mi sarei immaginato che avrei avuto l’attuale tenore di vita o che avrei frequentato principi e future regine che si fidano di me e mi vogliono al loro fianco alle cene o agli incontri ufficiali. Non amo molto raccontare di cosa mi occupo anche perché, come avrete capito, il raggio di azione è ampio. Mi hai convinta a farlo, Annalisa, pensando a quei ragazzi che si arrendono alle prime difficoltà. Non mi sento migliore di loro, sono una come loro che si è interrogata sul futuro e si è data da fare. Oggi penso che se nella vita si ha un determinato scopo, se davvero quello è ciò che si vuole ottenere, la chiave è buttarsi a capofitto e puntare dritto all’obiettivo senza risparmiarsi.  

Termino con un ricordo che da spiacevole si è rivelato di grande sprone. Quando dissi ai miei amici e conoscenti che sarei partita per Londra mi sentii rispondere “Ma dove vai? Che pensi di combinare? Tu venerdì prossimo sarai di nuovo qui”. Beh, quel venerdì non è mai arrivato.

A nome di tutta la redazione di Zib@ldonrews ringrazio Serena per averci dato una bella testimonianza di vita. Credo che, al di là della meta, quello che conta, se è davvero la nostra meta, è la volontà che ci motiva e ci spinge a raggiungerla; contano la determinazione, la capacità di rinuncia, lo spirito di sacrificio e di adattamento che Serena ha dimostrato di avere in dosi massicce e che auspichiamo per tutti i giovani in cerca della loro strada.

Alla nostra Serena auguriamo un sereno fulgido con tanti altri traguardi professionali e di non perdere mai se stessa, quella dolcezza che mi ha subito colpito e quella “capa tosta” che le ha permesso di arrivare dove è adesso. Ad maiora, Serena!

Annalisa Maggi

Un pensiero riguardo “Serena’s Story (terza e ultima parte)

  1. Io ho vissuto 3 giorni a Londra assieme a Serena e confermo la forza, la grinta e la voglia di fare , ma la cosa più bella che Serena e’ rimasta la Serena che giocava con mio figlio Matteo e la ragazza di paese che era , senza atteggiamenti strani ma della stessa semplicità di prima. Bravissima Serena ti vogliamo bene.

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